Mi è capitato fra le mani, per caso, un libriccino dal titolo “Acqua corrente…”, scritto da una signora d’un paesino confinante al mio. Tratta di stornelli, filastrocche. indovinelli, detti e proverbi d’uso comune svariati decenni fa… L’ho letto avidamente, spesso sorridendo, nel ricordo di quante volte l’avevo sentite, queste frasi, da bambino, e poi sempre di meno… purtroppo. Ne trascrivo qualcuna, con l’augurio ne sappiate cogliere il senso. Talvolta metterò delle note per chiarire termini o frasi altrimenti difficilmente comprensibili. Buon proseguimento!
STORNELLI >
Se tu vo’ fa con me a stornellare
prendi un panchetto e mettiti a sedere,
fino a sabato sera ci puoi stare
Se tu vo’ fa con me agli stornelli,
devi saper che li so verdi e gialli,
per far chetar civette e pappagalli
Io di stornelli ne so tanti,
ne so da caricar sei bastimenti;
chi ne sa più di me, si faccia avanti
O canta meglio, o chetati tegame
tegame rotto e poi rimesso insieme
tu sembri il mi’ ciuco, quand’ha fame
Affacciati alla finestra o ricciolona,
de’ tu capelli dammene una rama,
li metto all’orologio per catena
Affacciati alla finestra o muso nero
se vieni alla fontana, te lo lavo,
con quattro mostaccioni te l’asciugo
Da casa mia vedo casa tua,
quando sarà quel dì che sarà mia,
quando sarà contenta mamma tua
Bella bellona chi t’ha fatto gl’occhi,
chi te l’ha fatti tanti innamorati,
dal camposanto leveresti i morti,
dal letto leveresti l’ammalati
Chi canta per amore e chi per rabbia
e chi per scacciar malinconia,
avevo un uccellino nella gabbia,
ora non c’è più: è volato via
Giovanottino dalle tre camicie,
matura l’uva d’inverno e d’estate,
però a casa mia non ci venite
Giovanottino che passeggi e leggi,
a tutti i muriccioli tu t’appoggi,
tu fai da curricciato e poi ti struggi
Giovanottino che di nero vesti,
mi piace l’andatura e i tuoi bei passi
ma per me sei piccino, se non cresci
Giovanottino che semini lupini,
tu vieni a veglia e poi tu mi canzoni,
ne ho canzonati anch’io di più bellini
Giovanottino dal cappello nero,
che da lontano sembravi un bell’omo,
ma da vicino uno spazzacamino
Giovanottino che semini fra i sassi,
non lo sperar d’aver buona raccolta,
tu cerchi di venir dietro ai mie’ passi
ma sai che ci sei stato un’altra volta
Quando passi di qui la terra trema,
te ne ricordi, quand’ero la tua dama,
ora che non son più, volti le mura
Quando passi di qui passaci forte,
passaci coraggioso e non tremante,
passaci per dispetto della gente
Ho seminato un campo d’accidenti,
se la stagione me li tira avanti,
ce n’è per te e per tutti i tu’ parenti
Ho seminato un campo di lupini,
per dar parola a questi mocciconi,
si credevan d’esser grandi e son piccini.
Ho seminato un campo di carciofi,
giovanottino mi son belle nati,
carciofi come te non son venuti
Ho seminato un campo di carote
e tu giallona me l’hai mangiate
e il giallo t’è venuto nelle gote
Giallona a me? Tisica sei!
al casco delle foglie te ne vai,
se fossi come te, m’impiccherei
Civetta, civettuola lecca piatti
la civetta tu la fai con tutti,
con l’ammogliati e con i giovanotti
Ti credi d’esser bella ma non sei,
guardati allo specchio e lo vedrai
che bella civettuola che tu sei
Se le civette avessero le penne,
te civettuola tu n’avresti mille,
l’avresti bianche, rosse, verdi e gialle
Hai detto a me civetta e me ne tengo,
son battezzata al Duomo di Livorno,
se vòi dell’onor, io te lo vendo
se tu vieni con me, si va a Livorno,
dove le bimbe belle ce la danno,
prima la buonasera e poi il buongiorno
Quando venivi a veglia a casa mia,
la meglio seggiolina era la tua,
ora che non vieni più, l’ho data via
Il mio amore ha la catena
e l’orologio non ce l’ha,
se gli domando: “Che ore sono?”
Lui mi risponde che non lo sa!
Il mio amore m’ha mandato a dir per
una sposa,
che da me ci voleva ritornare,
ma io gli ho detto:
che quando c’eri tu, tu ci avevi a stare
Quand’ero piccolina nella culla,
i giovanotti mi facevan la nanna,
ora che son cresciuta non mi cantan nulla.
Quand’ero piccolina e andavo a scuola,
la mamma del mio amor m’accompagnava
e mi diceva: “Bimba stacci bona”
O ragazzina che ne fate tanta,
guardate di non far come la menta,
che molte volte secca sulla pianta
Te lo sei fatta il vestitin gargiante
a rinnovarlo tu sei andata al monte
e ti sei fatta chiamar pallon volante
Io ti vorrei veder su per un monte,
accompagnato da fulmini e da lampi,
e una saetta in cuor che ti tormenti
Io ti vorrei veder in una bara,
con sei candele che ti fanno lume,
e’l prete ti cantasse il miserere
In piazza di Piteglio c’è un lampione,
è circondato tutto di Befane,
in mezzo ci sei te che gli fai lume
In piazza di Piteglio c’è tre rocche,
il vento gli fa fare tricche tracche,
povera la Rosina senza puppe!
In piazza di Piteglio c’è una fogna,
correte giovanotti alla cuccagna,
che c’è la Rosa, che la dà per nulla
In mezzo al mare c’è un fiasco unto,
tutti voglion saper cosa c’è dentro,
c’è un uomo gnudo tutto per l’appunto!
Io di stornelli ne so uno,
lo metto dentro un corno e poi lo sòno,
se non stai zitto te lo ficco in mano.
E tu che sei poeta, ora ti provo!
Sciacqua l’orinale e bevi il brodo!
E tu che sei poeta della legge:
che puzza più le loffe o le corregge?
E tu che sei poeta della luna:
le loffe e le corregge son tutt’una!
Fior di patata, tu saresti bellina
ma tu sei troppo melata
Fiorin, fiorello
l’amore è bello vicino a te
A letto, a letto dice la farfalla
e chi non va a letto, va alla paglia.
FILASTROCCA > FILASTROCCA DEGLI INNAMORATI
Lunedi vanno i furiosi.
Martedi van gli amorosi.
Mercoledi gli scaccia pensieri.
Giovedi i dami veri.
Venerdi van gli stregoni.
Sabato quelli dei cuori.
Domenica quelli veri.
FILASTROCCA > CECCO MI TOCCA
Mamma!
Cecco mi tocca!
Toccami Cecco! Che mamma non vede.
FILASTROCCA > FILASTROCCA DEI TRE TEGAMI
Tegamino la tu’ sorella,
tegamino la mamma e te;
e con questi tre tegami
mi vorresti cucina’ me.
FILASTROCCA > DUE GIOVANI INNAMORATI CANTANO
Babbo non vòle,
mamma nemmeno,
come faremo a fare l’amor?
Ma di nascosto ci troveremo,
per dirci quello che abbiamo nel cuor!
FILASTROCCA > …
Domani è festa, si mangia la minestra.
La minestra non mi piace,
si mangia pane e brace,,
la brace è tutta nera,
si mangia pane e pera.
La pera è troppo bianca,
si mangia pane e panca,
la panca è troppo dura,
si va a letto addirittura.
FILASTROCCA > CECCO BISTECCO
Cecco bistecco
infilato in uno stecco
lo stecco si rompe,
Cecco va sul monte,
il monte rovina,
Cecco va in farina,
la farina si staccia,
Cecco si sculaccia!
FILASTROCCA > NASCONDINO
Croce di legno, croce di ferro,
se tu guardi tu vai all’inferno,
vai giù da quell’ometto,
che si chiama diavoletto.
FILASTROCCA > STORIELLA
Bee!!!… Bee!!!
Mamma non c’è?
Dov’è ita?
A dar puppa a Margherita!
Che ci porterà?
Pane, vino e baccalà.
note: ita = andata / dar puppa = allattare
FILASTROCCA > CECCO RIVOLTA
C’era una volta
Cecco rivolta,
che rivoltava i maccheroni
e se la fece nei calzoni.
FILASTROCCA > PIOVE
Piove e c’è il sole,
la Madonna coglie un fiore,
lo coglie per Gesù
e fra poco non piove più.
FILASTROCCA > CASA MIA
Casa mia, casa mia
ben che piccola tu sia,
tu mi sembri una badia.
FILASTROCCA > PIOVE
Il primo: “Ti dissi di venire, e poi non
viensi, non viensi perché l’ombreo non l’aeo”
L’altro risponde: “Ma se venivi da me, te lo deo”
Di nuovo il primo: “Ma se venio da te, io mi smollào”
Traduz.: Ti dissi che venivo, e poi non
venni, non venni perché l’ombrello non ce l’avevo
Ma se venivi da me, te lo davo
Ma se venivo da te, io mi bagnavo
FILASTROCCA > IL CIUO (il ciuco)
Mi lèo, mi lào,
Attacco il ciuo e vò al mercato a Prào
Traduz.: Mi levo, mi lavo
Attacco il ciuco e vado al mercato di Prato
Belline davvero poi x me molto utili ora che mi sono segnata a “scienze dell’infanzia”… Cecco Bistecco io la conosco come Cecco Bilecco e fa così
Cecco Bilecco
monta sullo stecco
lo stecco si rompe
Cecco va sul ponte
il ponte rovina
Cecco va in farina
la farina si staccia
e Cecco si sculaccia.
Volendo c’è pure il pezzo aggiuntivo
Sodo sodo Cecco va nel brodo
il brodo si beve Cecco va nella neve
la neve si strugge guarda Cecco come fugge!
Magari cambiano da zona a zona nn so…
Ti scrivo quelle che mi cantava la mia splendida mamy quando ero (più…) piccola
FILASTROCCA DI CINCIRINELLA
Uno, due, tre, quattro,
cinque, sei, sette, otto,
pan biscotto
e mortadella,
viva la moglie di Cincirinella.
Cincirinella aveva un podere
e tutti i dì l’andava a vedere:
se gli mancava un tozzo di pane
dava la colpa al povero cane;
se gli mancava un fuscellino
dava la colpa al contadino;
se gli mancava una pera spina
dava la colpa alla contadina.
PIMPIRULIN
Pimpirulin piangeva
voleva mezza mela
la mamma non l’aveva
e Pimpirulin piangeva.
A mezzanotte in punto
passa un aeroplano
e sotto c’era scritto:
Pimpirulin sta’ zitto.
CAVALLINO ARRO’ ARRO’
Cavallino arrò arrò,
piglia la biada che ti dò,
piglia i ferri che ti metto,
per andare a San Francesco.
San Francesco è sulla via
per andare alla badia.
Alla badia ci sta un frate
che prepara le frittate.
Le frittate non son cotte
mangeremo le ricotte.
Le ricotte son salate…
mangeremo le frittate.
Queste erano le mie preferite che ora canto al mio nipotino di 5 anni sempre ben contento di ascoltare la zia 😀
Un abbraccio Maty
@matilde: ma grazie!!! hai arricchito la pagina con le tue perle… bravissima! in bocca al lupo per i tuoi studi di “scienze dell’infanzia”!!! bacione, bb. 😀
belle foto
grazie! ma, scusa…a che foto ti riferisci? un saluto, bb.