I miei scheletri…

Come qualcuno sa già, lavoro in un Centro Socio-Sanitario, organizzato in quattro grandi padiglioni:Riabilitazione, RSA (Residenza Sanitaria Assistita) x autosufficienti, RSA x non autosufficienti e RSD (Residenza Sanitaria Disabili,chiamata semplicemente Centro Bimbi). La RSA x non auto comprende anche il Reparto Alzheimer e quello dei Coma Vegetativi. Secondo i punti di vista si può definire una bella/brutta realtà. Bella xché rappresenta una soluzione a problematiche svariate, sanitarie e umane, riabilitando chi ne abbisogna e assistendo gli anziani e i disabili a 360° e xché dà lavoro a poco meno di 200 dipendenti, rappresentando l’azienda più importante del ns comprensorio. Brutta xché ti fa vedere e toccare con mano le ingiustizie della vita…sia da un punto di vista sociale sia da uno sanitario. Sono impiegato nella zona Uffici, alla Reception, e, fortuna mia, non sono a stretto contatto con le situazioni più negative. Tranne una volta non sono mai andato nella RSD, dove sono ospitati una quarantina di soggetti disabili gravi e gravissimi, e c’andai solo xché me lo aveva ordinato il capo, ma dopo aver ottenuto la promessa che i corridoi e il locale dove stavo andando sarebbero stati assolutamente vuoti da chicchessia…
Penserete… ma come? di che ha paura il bb? io c’andrei senza problemi… e via dicendo. Ma… io ho una storia alle spalle che non mi sono mai dimenticato, e che sopporto come un triste fardello da ormai 44 anni. Ve la racconto… edulcorata.

Anno 1964… al piccolo bb hanno diagnosticato una ciste (allora si chiamava così) al midollo osseo del femore dx. L’ospedale più attrezzato x compiere l’operazione viene individuato a Firenze, si chiama “Ortopedico Toscano”. Ricordo ancora, quando arrivammo, decine di tende (!) piantate nei pressi del presidio sanitario, con all’interno famiglie intere che attendevano di far entrare un loro caro, affetto da chissà quali atrocità… Vengo operato dalla migliore equipe del momento: mi fanno un trapianto di midollo dal mio stinco sx al femore dx… Dopo pochissimo dall’intervento, andato bene, dicono a mia madre: sig.ra, dimettiamo il bimbo, se ci sono problemi lo riporti… A quei tempi stavamo a Fiumalbo, un micropaese in provincia di Modena appena varcato il confine tosco/emiliano versante Abetone, famiglia d’operai con possibilità economiche pari a zero, o quasi… Dal ns paesino a Firenze occorreva un sacco di tempo, mezzi, soldi… Mia madre, atterrita dal pensiero, chiese se poteva esistere un’alternativa, pur capendo che troppi altri stavano pressando x entrare. La possibilità c’era… ma si tramutò ben presto in un incubo! Mi sistemarono su una branda in una stanza buia, maleodorante, in fondo a un tetro e lungo corridoio, con una porta che era un cancello… a inferriata, come le finestre delle prigioni! Nella stanza non ero solo… in una fila di lettini a castello, con la sola rete, risiedevano una quindicina di… non so come chiamarli… esseri deformati in ogni dove, che non proferivano verbo se non rumori indefiniti, che saltavano o si muovevano in modo innaturale, che s’accatastavano uno sull’altro in preda a una perenne paura, dalla quale scaturiva ovviamente cattiveria e talvolta ferocia inaudita. L’unica persona che capitava, due volte al giorno… era una suora, una stramaledetta suora che, dopo aver picchiottato il suo “manganello” ripetutamente fra le sbarre del cancello, lo apriva, entrava, e… lasciamo perdere… Ricordo che, nell’unica volta che trovai il coraggio di parlarle, piangendo le dissi: mi dispiace solo che il mio babbo non viene mai a trovarmi, xché ha tanto da lavorare, ma se venisse… ti farebbe smettere… e finalmente saresti tu a buscarle, e di brutto! Una volta, una sola, ricevetti una visita, brevissima: mi venne a trovare una zia. Aveva un sacco grande di caramelle, che mi dette… Se non fossi stato svelto a gettarlo al leader di quel gruppo… non so cosa sarebbe accaduto… Una decina di giorni durò questa storia… ma vi assicuro che furono assai intensi, x me ma soprattutto x mia madre, che non mi abbandonava mai. Tornammo finalmente a casa, dai nonni, e venni adagiato su un lettino proprio davanti al grande camino della cucina. Ero ingessato dal petto fino alla punta dei piedi, con le sole aperture davanti e dietro, x i bisogni fisiologici. Dal rientro a casa, e x gli 11 anni seguenti… tutte le sere che dovevo andare a letto… perquisivo la camerina… con il terrore di scovare uno di quei famosi ragazzi… Poi è passata…

E’vero… non guardo da molti anni nei cassetti e negli armadi… ma un certo malessere permane, e se posso, non lo riacutizzo volontariamente. vs bb.

P.s.: il leader del gruppo si chiamava Mariano, era senza braccia e senza gambe, completamente, aveva un viso bruttissimo, con alcune deformità, gli occhi inquietanti e dei denti da paura… Si muoveva, saltando sul sedere, con una velocità inimmaginabile… Mi auguro siano tutti morti… e da molto anche, x il loro bene… e anche la suora, fra mille tormenti!

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15 pensieri riguardo “I miei scheletri…

  1. @paolo: ormai è acqua passata… ma ti garantisco che potevo calcare molto di più la mano… rimanendo nella completa verità! esperienza allucinante, credimi. Salutone, bb.

  2. @laura: ti do un cordiale benvenuto ma… chi sei? poi, scusa, “simpatico”… a cosa si riferisce? spero non al post… ciao, bb.

  3. Il tuo blog nasconde vere e proprie “perle”. Sei riuscito a trasmettermi quella sensazione di ansia e paura che, forse, attanagliava il piccolo bigbruno.
    Credo sia stata, per te, un’esperienza che ti ha segnato. Ti chiedo: è possibile che da questa esperienza tu abbia tratto qualche insegnamento positivo? Se sì (e se non sono indiscreto) quale?

    Un abbraccio

  4. @Ussaro: che soddisfazione… emozionare con delle frasi scritte credo sia una delle cose più belle, in questo arido mondo virtuale.
    Riguardo al contenuto del post…dire che m’ha segnato è riduttivo. Ho conosciuto violentemente il mondo dei diversi, quando neppure sapevo che esistesse, e in un momento che mi trovava assolutamente vulnerabile. A 4 anni c’è il rischio di rimanere colpiti in modo indelebile, di portarsi addosso un fardello più grande di noi… Che insegnamenti vuoi che m’abbia inculcato? La consapevolezza che esistevano creature mostruose che nulla significavano al mondo, con l’aggravante delle violenze che subivano quotidianamente… La conoscenza di odori nauseabondi e rumori agghiaccianti… Oltre 10 anni mi ci sono voluti, x superare l’angoscia del buio, e il terrore di rivedere Mariano od uno del suo branco… No, francamente non riesco ad identificare un solo fattore positivo, in questa vicenda allucinante, neppure a distanza di 45 anni… Cari saluti, bb.

    1. grazie della comprensione, marika. questa faccenda ha rappresentato davvero una parentesi bruttissima nella mia vita, che non augurerei a nessuno! a presto, bb.

  5. oddio…mi dispiace tantissimo bb.sai anke ad una mia zia e successa una cosa del genere. solo k lei ora avendo 50 anni dorme cn mille lucine x la paura k entri qualcuna nella sua stanza e tenti di ucciderla.x lei e un abitudine ormai. p.s. pensavo k queste storie accadessero solo al sud. un grosso abbraccio mary

    1. io ne ho 49, di anni… 😀 le paure mi sono scomparse da una vita, ma i ricordi possono riaffiorare in un battito di ciglia… storie come quella sopra mi auguro appartengano al passato, e che nessuno la possa rivivere…ma non ci credo, purtroppo! un salutone,bb.

  6. Ti sono vicina ,anch’io ho passato momenti teribbili x l’amputazione: successe 26 anni fà…quanto gridai..nessuno si accorge del mio problema – nessuno sà leggere nei miei occhi la sofferenza..

    1. Ciao Angela, e benvenuta! Mi spiace leggere le tue parole… Già è un casino, superare l’amputazione e quanto ne consegue, e se poi siamo soli nella ns disperazione… e io lo ero, proprio come te! Ma ce l’ho fatta e anche tu, xché siamo forti. Un grande abbraccio, bb.

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